martedì 10 ottobre 2017

Del deserto pulito, e del perché sia meglio sporcarlo - parte I

Vi piace il cinema? Vorrei parlarvi di un film.
Considerate, tra le altre cose, questo post come un consiglio per gli acquisti (o per i download da BitTorrent); confido che, alla fine, avrete quantomeno trovato un modo per passare una serata vuota. Una serata molto vuota, data la lunghezza della pellicola in questione.
Sto parlando di "Lawrence d'Arabia", del 1962, per la regia di David Lean.
Godetevi la splendida locandina vintage in pole
position
. Questo film è un capolavoro, con un
cast formato da alcuni dei migliori attori che abbiano
mai passeggiato sul suolo terrestre (Peter O'Toole,
Alec Guinnes, Anthony Quinn e Omar Sharif,
giusto per citarne quattro), ed è visionario
in tutto, dalla scenografia alla colonna sonora
pazzesca che, per un caso del destino toccato a poche
pellicole (tra cui Via col Vento) è così epica
che la conosce anche chi non ha, in effetti, mai visto
questo film. 
Primo - e finora unico, nonostante il pregevole tentativo de "Il Signore degli Anelli", in cui comunque tre personaggi femminili a spasso ci sono - tentativo riuscito di proporre una sceneggiatura in cui non solo non c'è un subplot romantico a sostegno dell'eroe, ma non si vede neppure una donna, è un assoluto titano del cinema di guerra, di viaggi, involontariamente gay-friendly, di... di tutto, insomma.
Un approfondimento su che cosa veramente fu il Trattato Sykes-Picot, e il conflitto per l'indipendenza nella penisola araba durante la I Guerra Mondiale, tra l'altro, può contribuire a fare chiarezza nelle menti confuse di molti occidentali sul punto.
Vi siete mai chiesti perché Sauditi e Iraniani non si possano vedere, o per quale motivo gli stati nella penisola arabica abbiano dei confini privi di qualsiasi comprensibilità geografica, sembrando tracciati col righello?
Perché popolazioni spesso completamente estranee le une dalle altre, sia per lingua che per etnia, siano finite a convivere forzatamente in Stati che paiono sbucati dal nulla come i funghi?
Cominciate da questo film, e andate avanti (magari leggendo anche quel capolavoro della letteratura che è "I sette pilastri della saggezza", del vero Lawrence d'Arabia, ossia il colonnello T. E. Lawrence), poi mi saprete dire. 
Non volendo attirare anche i leghisti, oltre agli alternativi folli, su questo blog, tuttavia, mi preme spiegare per quale ragione io abbia iniziato questo post. Non è nel modo più assoluto per impartire lezioni spicce di geopolitica mediorientale - non ci provo né ne ho l'intenzione - bensì per spiegare uno dei fenomeni in assoluto peggiori che la Falena porta con sé. 
In un dialogo particolarmente memorabile della pellicola, il colonnello Lawrence, alla domanda di un giornalista americano che gli chiede come mai gli piacesse così tanto il deserto, risponde: « È pulito. Mi piace, perché è pulito ». 
Ecco, quando la Falena ti mette sotto attacco - perlomeno nella mia personale esperienza, ma mi dicono sia un sintomo classico della depressione clinica - dentro ti senti pulito.
Per la precisione, senti un deserto: completamente vuoto, come se un enorme bidone aspiratutto avesse lasciato campo a un hangar di spazio. Che, però, non hai nessuna voglia di riempire. 
Se all'inizio, almeno, si percepiscono ancora delle emozioni di qualche genere - rabbia, poi tristezza, poi ansia e una sensazione di pericolo immanente - con l'andare del tempo restano i residui, sommamente fastidiosi, di quello che c'era. 
Unite a un buio accecante che sembra essersi mangiato tutto ciò che eri. 

Ora, ciò che siamo, per la maggior parte degli individui,  è descritto anche dalle attività piacevoli, dagli interessi, dai talenti che una persona ha.
La Falena copre tutto con le sue ali membranose, ovattandolo in un universo in cui niente di tutto ciò ha più alcun significato - fino a insinuare, pericolosamente, che tu stesso non ne abbia più uno. 
Questa condizione, che è in effetti abbastanza difficile da capire se non la si è vissuti in prima persona, si chiama anedonia, e - per citare Wikipedia,
descrive l'incapacità di un paziente a provare piacere, anche in circostanze e attività normalmente piacevoli come dormire, nutrirsi, le esperienze sessuali e il contatto sociale.
Non è che l'anedonia si presenti così, tutta d'un botto: no. Come molte manifestazioni della Falena, aumenta lentamente finché non sei sommerso dal vuoto.
All'inizio può manifestarsi con un bisogno di dormire sempre di più - o sempre meno. Poi con la perdita di voglia di fare: anche cose che hai sempre adorato o che hanno sempre risvegliato il tuo interesse. 
Sei sempre stato un accanito runner, in grado di alzarsi
all'alba per affrontare la giungla d'asfalto cittadina
armato solo delle tue scarpe tecniche e di una
determinazione fuori del comune? All'improvviso,
farai fatica a infilare i piedi nelle pantofole a forma di
smorfiotto che tieni ai piedi del letto
prima delle undici del mattino. 
Per cui potresti trovarti all'improvviso a non praticare più lo sport che amavi - sensazione che io non ho mai provato, beninteso - o a non seguire più la tua serie TV preferita.
Via via passioni che occupavano uno spazio importante nell'economia della tua esistenza (o che, addirittura, definivano la tua esistenza) finiscono per annacquarsi in una ottundente nebbia grigia. 
Alla fine, cose che magari non sono interessi nel vero senso del termine, ma che sono fondamentali per la sopravvivenza o per il mantenimento di un minimo di standard di vita, finiscono per risultare completamente inutili.
Ed è un processo che va avanti, inesorabile proprio perché ti priva di quello che ci rende esseri umani un pezzetto per volta.
Non fai più caso al fatto che preferisci stare sdraiato a letto - non a dormire, ma a guardare il soffitto - piuttosto che alzarti per andare a vedere una mostra. 
Poi, lentamente, non ti accorgi che preferisci poltrire tra le coltri piuttosto che lavarti
Ovviamente, di uscire al cinema con gli amici non se ne parla: perché accidenti dovresti imporre loro la tua presenza? Inoltre, già è difficile cercare di mantenere un minimo di apparenza per presentarsi al lavoro. Alla sera, ogni energia emotiva residua che si possa avere, è ormai definitivamente consumata.
Infilarsi i vestiti richiede uno sforzo disumano, prima destinato a cose che costituivano effettivamente sforzo (fare otto piani di scale a piedi, studiare cinquanta pagine al giorno). 
Alla fine, anche il cibo diventa una cosa priva di importanza.
Non importa se, prima dell'attacco della Falena, eravate i
Casanova di Voghera, o le Tigri del Ribaltabile di Frosinone.
Davanti alle Sue Membranose Estremità, anche
un accoppiamento con Bar Refaeli o Chris Hemsworth
sembra un intreccio sudaticcio e umido, interessante
quanto infilare i piedi nella salsa di soia. 
Il sesso, poi, non ne parliamo. Innanzitutto è una cosa che richiede un minimo di attrazione verso qualcun altro, e quindi implica che questo Altro Ipotetico possa risvegliare in voi un qualche livello di attenzione (il che, quando non ne avete da sprecare nemmeno per fare una cosa come lavarvi i denti, diventa complicato). Poi, il sesso è faticoso
Richiede movimenti complessi, lo sforzo di mantenere un minimo di apparenza fisica - cosa che, per le donne, è ancora più stancante. 

Questa, peraltro, è la mia personale esperienza. So che, raramente - ma comunque in misura rilevante, dato che la Falena è e resta il disturbo psichico più diffuso nel mondo Occidentale - succede che proprio a causa sua molti si dedichino a un'attività sessuale promiscua e frenetica. 
Il problema è che questa Proliferazione della Polluzione costituisce la proprietà commutativa dell'anedonia.
Avete presente quando in una moltiplicazione si possono invertire i fattori, ma il risultato non cambia?
Ecco, il Deserto Pulito è identico. Perché il motivo di fondo per cui molti si danno ai bagordi, è che in realtà quegli stessi eccessi che dovrebbero risultare divertenti non lo sono
Kaputt. Finis.
Il buio in sala. 

Nella prossima puntata: come riempire il deserto, fermarsi e ripartire, o anche non fermarsi - se ci aiuta a ripartire.